La stazione ferroviaria di Montparnasse, che si trova in questo arrondissement, ha visto arrivare tanti bretoni che fuggivano la povertà della loro regione. Per loro era stata creata una Missione, che oltre a fornire assistenza religiosa e spirituale, organizzava delle iniziative culturali, dei concerti con gli strumenti tipici della Bretagna, delle danze tradizionali e dei corsi di lingua.
Vicino al municipio c’è una square dedicata all’Aspirant-Dunant, un sottufficiale ucciso in combattimento nel 1940 a soli ventidue anni. La square ospita una fontana con il bassorilievo di una ragazza nuda che raccoglie un po’ d’acqua per offrirla alla sua compagna inginocchiata accanto a lei.
In questo quartiere ci sono molti esempi di edifici dall’architettura pregevole.
Al numero 3 di rue Cassini, ad esempio, vicino alla stazione metropolitana Saint Jacques, c’è una casa dalla facciata Art nouveau, con un portico scolpito di motivi vegetali e le ampie vetrate. La facciata della casa al numero 3bis della stessa via è di cemento armato e mattoni, con decorazioni in rilievo. L’edificio al numero 5, invece, ha un aspetto fra il moresco e il medioevale, quello al numero 7 ha la facciata asimmetrica e ornata di volute. Sempre a proposito di facciate, anche quella al numero 7 di rue Lebouis è straordinaria per l’affresco che si trova sopra al portone, con una figura femminile circondata da tralci di foglie.
Un altro edificio notevole è l’Hôtel de Massa, posto al 38 di rue du Faubourg-Saint-Jacques, vicino al métro Saint-Jacques. Era stato costruito alla fine del XVIII secolo sulla strada degli Champs-Elysées e porta il nome dell’ultimo acquirente, il duca di Massa. Si racconta che nel 1870, quando il duca aveva visto sfilare sotto alle sue finestre le truppe tedesche di occupazione, abbia chiuso le imposte senza più aprirle fino alla Liberazione. Nel 1927, il palazzo è stato smontato e ricostruito nei giardini dell’Osservatorio. Oggi esso ospita la Société des gens de lettres e lo si può visitare. Il suo mobilio Art déco, la collezione di manoscritti e di fotografie di grandi scrittori invitano a una visita.
Anche il mercato Daguerre, che si svolge sul tratto pedonalizzato della via omonima, è da annoverare fra le cose da visitare. C’è il grande banco del pesce Daguerre Marée, con i venditori vestiti da pescatori. C’è il banco dei formaggi con le deliziose varietà di tutto il paese… Poi, per riposarsi, è piacevole sedersi a uno dei tavolini dell’enoteca bistrot Chope Daguerre, al numero 17 di rue Daguerre. Nel week end capita facilmente di vedere qualche personaggio famoso del mondo dello spettacolo o qualche giornalista altrettanto conosciuto.
Il cuore e il pastorello - A ovest di rue Losserand, vicino alla stazione métro Plaisance, c’è la Cité Bauer. La casa al numero 19 ha una porta molto colorata. Il vetro è a forma di cuore ed è coperto da ghirigori in ferro battuto. Sopra al vetro c’è un bassorilievo colorato raffigurante un pastore nell’atto di suonare al flauto, il suo cane e le pecore.
Cimetière di Montparnasse
3, Boulevard Edgar-Quinet
Metro Edgar-Quinet o Raspail
Quello di Montparnasse non è solo un cimitero, ma un bello spazio verde pieno di tigli, aceri e frassini. Nel 1824 vi si seppellivano i corpi dei condannati a morte, quelli che nessuno reclamava, i morti di colera, i comunardi. Oggi vi sono più di trecentomila tombe e i bassorilievi e le sculture di angeli, di donne velate che piangono, di corone di fiori, di animali e altro rappresentano un ricco esempio di arte funeraria. Lungo i suoi viali, fiancheggiati da piante profumate, si incontrano i tumuli di numerosi artisti e intellettuali, fra i quali Sartre e Simone De Beauvoir, che in questo quartiere hanno anche vissuto. Nella ventisettesima divisione c’è un cenotafio, scolpito da J. De Charmoy nel 1902, che raffigura Baudelaire con i pugni serrati sotto al mento e l’espressione corrucciata. La sua tomba si trova invece nella sesta divisione e, sotto allo stato di servizio del patrigno, il generale Aupick, c’è questa iscrizione: “Charles Baudelaire, son beau-fils, décédé a Paris à l’age de 46 ans, le 31 août 1867.” Altri personaggi illustri sono gli scrittori Guy de Maupassant e Tristan Tzara, il pittore Soutine, lo scultore Zadkine, l’anarchico Proudhon, il matematico Poincaré, l’industriale Citroen. La statua di Charles Pigeon, inventore di una lampada a gas, che lo raffigura a letto mentre legge un libro alla luce della sua lampada, accanto alla moglie che dorme, è per lo meno originale. Nell’angolo settentrionale c’è la famosa scultura di Brancusi, Le Baiser. Da vedere.
Tour de la Charité - Nell’angolo sud occidentale del cimitero si erge, isolata, una torre rotonda di pietra bianca. E’ tutto quello che rimane del mulino a vento della Charité, uno dei tanti che sorgevano qui nel XVIII secolo. In un angolo dell’edificio c’era un cabaret, rimasto famoso per essere frequentato dagli studenti gesuiti, provenienti dal collegio di Clermont. Vicino, c’era il mulino dei Trois-Cornets, frequentato dagli studenti giansenisti.
Bains Odéssa
5, rue d’Odéssa
Métro: Edgar Quinet
Nel 1895, l’architetto Pasquier aveva realizzato dei bagni pubblici, mentre lo scultore Devêche provvedeva alle decorazioni. La facciata sul cortile interno è rivestita di bellissime piastrelle di ceramica, con dei disegni molto elaborati. Raffigurano delle facce sorridenti, i bassorilievi sembrano sgocciolare, immersi in colori pastello. L’edificio è classificato monumento storico, Oggi vi si trovano un hammam, una piscina e una sauna riservati ai gay.
Sculture simboliste – In passato, gli scultori erano chiamati a decorare le facciate delle case con bassorilievi, cornici, mensole e statue. L’edificio al numero 276 di boulevard Raspail, progettato dall’architetto Théo Petit, ha delle sculture sulla facciata. La prima scultura raffigura una coppia di giovani innamorati in mezzo a dei rami fioriti. La seconda scultura raffigura una coppia raggiante per la nascita di un figlio, circondata da rami carichi di frutti. La terza scultura raffigura un coniuge rimasto solo, in mezzo alle foglie che cadono. I bassorilievi simboleggiano le diverse età della vita e sono dei piccoli capolavori.
Atelier degli artisti di Montparnasse
31 rue Campagne Première
Métro: Edgar-Quinet
L’edificio al numero 31 della rue Campagne Première, costruito nel 1911 dall’architetto Arfvidson, ha una bella facciata rivestita di ceramica sui toni dell’ocra e del beige con delle enormi vetrate. La decorazione in grès è di Bigot ed è un vero capolavoro. Nel 1922 abitava qui il fotografo Man Ray, sette anni dopo ci abitava Aragon. Hanno vissuto qui anche Miro e Brancusi. La facciata posteriore dà sul passage Enfer, dove si trovano le case di un quartiere operaio con le facciate dai colori smorti. Esse sono in grande contrasto con quelli esuberanti dell’atelier.
Al numero 9 di rue Campagne-Première c’è un gruppo di atelier di artisti costruiti con i materiali dei padiglioni dell’Esposizione universale del 1889.
Notre-Dame-du-Travail
Rue Vercingetorix, 59
Métro: Gaité
Secondo le intenzioni dell’abate Soulange-Boudin, che l’ha fatta costruire nel 1901, la chiesa doveva riunire sul terreno della religione tutte le classi sociali.
Ma a quel tempo il quartiere era essenzialmente operaio perché erano venuti ad abitare qui gli operai cacciati dal centro a causa dei lavori di Haussmann e quelli impegnati nella costruzione dei padiglioni dell’Esposizione universale. Per questo la chiesa, opera dell’architetto Astruc, si chiama Nostra Signora del Lavoro. Oggi essa sorge al centro di una zona pedonale, ai bordi di un giardino pubblico. La facciata, di ciottoli e pietra molare, è piuttosto banale, ma l’interno è un capolavoro di architettura metallica. La volta è formata da archi di ferro e anche le gallerie laterali sono sorrette da pilastri di ferro, recuperate dal Palazzo dell’Industria
Fra i dipinti che ne ornano le pareti ci sono quelli che raffigurano san Eligio protettore dei metallurgici e san Fiacrio protettore dei giardinieri. L’interno è molto luminoso e l’acustica è ottima, per questo vi si svolgono molti concerti sull’organo Art nouveau. La campana viene da Sebastopoli ed era stata portata in Francia come trofeo di guerra, dopo che, nel 1854-55, il porto della città era stato distrutto durante la guerra di Crimea. Napoleone III ne ha fatto dono agli abitanti dell’antica commune di Plaisance.
La chiesa ha un’entrata secondaria al numero 36 di rue Guilleminot.
Diciamo due parole sulla via in cui sorge la chiesa. Alcune vie o piazze di Parigi sono dedicate a persone che hanno combattuto per la libertà della Gallia. Rue Vercingétorix è una di queste, dato che porta il nome del guerriero, scelto nel 52 a.C. come capo supremo delle tribù galliche in lotta contro i Romani. Vercingetorige costrinse Cesare a levare l’assedio a Gergovia, ma si lasciò accerchiare ad Alésia e venne portato prigioniero a Roma.
In un giardinetto di fronte al numero 133 di questa via c’è un curioso menhir bretone.
Place de Seoul – La piazza antistante la chiesa è dedicata alla capitale della Corea del Sud ed esiste dal 1985. Era stata concepita da Ricardo Bofil, ideatore anche della place de l’Amphithéatre, ed è essenzialmente moderna, anche se presenta dei tratti riferiti all’antichità. Infatti, sono entrambe degli esempi di architettura classica rivisitata ai giorni nostri. Ha un décor quasi cinematografico, con delle colonne che non sorreggono nulla per le quali è stato usato il cemento anziché la pietra per motivi di risparmio.
I colori di Zublena – Fra i numeri 44 e 48 della vicina rue de l’Ouest c’è un complesso immobiliare del 1989, opera dell’architetto Zublena, sulle cui facciate si alternano i colori rosa e verde, che creano un bel contrasto e un effetto prismatico.
Jardin Atlantique
Place des Cinq-Martyrs-du-Lycée-Buffon
Metro: Pasteur o Gaîté
A diciotto metri al di sopra dei binari della stazione di Montparnasse c’è la sala d’attesa più bella del mondo. È un meraviglioso giardino pensile, creato nel 1994 da tre architetti paesaggisti. Al centro dello spazio verde c’è un prato, sul lato orientale ci sono degli alberi originari del Vecchio Mondo, sul lato occidentale ce ne sono altri originari del Nuovo Mondo. Gli alberi sono piantati in corrispondenza dei pilastri di sostegno del tetto. I loro raggruppamenti hanno dei nomi suggestivi, ci sono le Plantes ondoyantes, quelle dell’Humidité, quelle dei Rivages, quelle del Silence…
Si può scegliere di andare a zonzo sulle passerelle che scricchiolano sotto i piedi e portano a un’isoletta circondata dall’acqua, si può osservare il movimento del vento fra le graminacee o odorare la lavanda e le altre piante aromatiche. Per i giochi dei bambini ci sono le dune e la sabbia della spiaggia e c’è l’acqua per far scivolare i battelli e le barche a vela in miniatura.
Al centro del grande prato quadrato, dove c’è l’Ile météorologique, c’è una fontana d’acciaio detta delle Esperidi. La struttura serve a misurare la forza e la direzione dei venti, la temperatura e la pressione atmosferica... Ci sono diverse altre fontane fra cui quella des Miroitements – degli Sfavillii - con un’apertura trapezoidale nel granito attraverso cui si vedono delle colonne.
Una cappella per i viaggiatori – Prima di salire sul treno si può scegliere di scendere nel seminterrato della stazione, dove, proprio sotto all’orologio sulla sinistra della facciata, ci sono una sala di accoglienza e una cappella.
La cosa curiosa è che il tabernacolo, l’ambone, l’altare e il Cristo in croce sono formati dalle traversine dei binari mentre il bassorilievo della Via crucis è realizzato su tavole di ardesia. È un luogo di raccoglimento che trasmette un grande senso di pace.
Museo Resistenza - Al fondo del giardino, al numero 23 dell’allée de la 2e-Division-Blindée, c’è un museo, una parte del quale è dedicato a Jean-Moulin, che aveva creato una rete di Resistenza al nemico e non aveva rivelato alla Gestapo i nomi dei compagni quando era stato arrestato, mentre l’altra è dedicata alla figura del conte Philippe de Hauteclocque, diventato famoso con il nome del maresciallo Leclerc. Questi aveva stabilito qui il suo posto di combattimento per dirigere le operazioni della Liberazione della capitale dall’occupazione tedesca, avvenuta il 25 agosto 1944. Alle pareti delle due sale sono appesi dei documenti e delle foto che documentano alcuni avvenimenti della Seconda Guerra mondiale e ci sono delle vetrine con dei manoscritti, dei volantini di propaganda, delle insegne e delle uniformi. Ci sono anche le caricature che Moulin pubblicava sui giornali satirici sotto il nome di Romanin.
Fondazione Henri-Cartier-Bresson
2, Impasse Lebouis
Métro: Gaîté, Edgar-Quinet
Cartier-Bresson è stato un grande fotografo francese, pioniere del foto-giornalismo. È stato in moltissimi paesi, a fissare in ognuno “una frazione di secondo di realtà”, dato che, come ha sempre sostenuto, la fotografia di per sé non lo aveva mai interessato.
In questa sede sono raccolte le stampe originali delle foto, i disegni, le corrispondenze, i libri rari, gli album, i video... Vi sono spesso delle mostre dedicate ad avvenimenti importanti del XX secolo di cui il fotografo era stato testimone e altre dedicate ai suoi colleghi Doisneau, Evans, Capa, Penn e altri.
Cappella e chiostro di Port-Royal
123-125 Boulevard de Port-Royal
RER Port-Royal
Port Royal des Champs era un’antica abbazia cistercense nella valle della Chevreuse. Nel 1599 vi era entrata, bambina, Angélique Arnauld, per diventarne dieci anni dopo la badessa. Nel 1625 la comunità religiosa ha deciso di trasferirsi a Parigi. Qui sono venuti a vivere nell’isolamento nella preghiera un certo numero di uomini eminenti Pascal, Racine e La Rochefoucauld, che hanno contribuito alla fama del luogo.
Nel 1790 l’abbazia è stata soppressa e trasformata in una prigione, con il nome di Port-Libre. Alcune delle persone incarcerate in quegli anni sono finite al patibolo. Fra di esse, ci sono stati il chimico e filosofo Lavoisier e il magistrato Malesherbes. Questi aveva apportato dei miglioramenti al regime penale, ma era anche stato avvocato del re davanti alla Convenzione e tanto è bastato per condannarlo a morte. Dal 1795 l’abbazia è sede di un ospizio per trovatelli e di una clinica per la maternità.
L’edificio del convento, cambiando destinazione, ha subito delle enormi modifiche durante gli anni. Solo la chiesa, la sala capitolare e il chiostro sono gli stessi di un tempo. Il chiostro oggi fa parte dell’ospedale e ha al centro un giardino con un bel roseto. Nella bella stagione è piacevole sedersi su una delle panche, in mezzo alle siepi di bosso e alle rose. Entrando nell’ospedale dal viale, la cappella e il chiostro sono segnalati a destra.
Antiche cave dei Cappuccini - All’altezza del numero 27 di Rue du Faubourg-Saint-Jacques, sotto all’attuale ospedale Cochin, ci sono le antiche cave usate dai Cappuccini. Sin dall’800 il sottosuolo della capitale veniva sfruttato per prelevare il calcare, il gesso, la ghiaia, la marna… Tutto il necessario per la costruzione di edifici quali Notre-Dame e il Pont-Neuf era presente nel sottosuolo e i monaci con quello presente qui hanno costruito la loro cappella. Dopo aver disceso duecento gradini ci si trova a venti metri sottoterra, dove sono in mostra degli oggetti che raccontano la storia del posto, con dei pannelli che illustrano i mezzi utilizzati per estrarre la roccia e il modo di lavorarla. Si può anche vedere come le operazioni di estrazione provocassero molti feriti, per questo era stata installata un’infermeria, antenata dell’attuale ospedale. Nelle profondità c’è ancora la vecchia fontana dei Cappuccini…
Maison du fontainier du roi
42, Avenue de l’Observatoire
Metro: Denfer-Rochereau
I sistemi di approvigionamento dell’acqua sono sempre stati di vitale importanza nei secoli. Fra il 1619 e il 1623, Maria de’ Medici aveva fatto costruire l’acquedotto d’Arcueil sulle tracce di un antico acquedotto romano, destinato anche agli abitanti del quartiere, che fino a quel momento avevano usato l’acqua della Senna. Il canale prendeva le acque dal bacino del Rungis e le portava fino ai giardini del Luxembourg. Sopra al serbatoio c’era il Pavillion des Fontainiers, ovvero la casa dei fontanieri, una piccola costruzione di pietra chiara con un tetto di tegole piatte. I fontanieri erano le persone addette alla manutenzione dell’impianto e alla sorveglianza della distribuzione delle acque, in parte destinate alle fontane dei giardini, in parte alle fontane pubbliche e ai conventi. Al tempo di Maria de’ Medici il responsabile era Thomas Francini. La riserva ha cessato di essere utilizzata nel 1875. E’ molto interessante osservare i diversi sistemi che all’epoca erano stati messi in atto per rifornire la città d’acqua.
Villa Hallé
Rue Hallé
Métro: Denfert-Rochereau
Poco a sud del cimitero Montparnasse, a semicerchio su di una piccola piazza, ci sono alcune case che, malgrado i cambiamenti nel tempo sono rimaste armoniose e simpatiche. Percorrendo la stradina sembra di trovarsi in un paesino di campagna. Viene scelta come location per diversi film, fra cui Le Bonplaisir, con Catherine Deneuve, ispirato al libro di François Giroud che ha rivelato l’esistenza della figlia segreta di François Mitterrand. Vicino c’è Villa Adrienne, costruita intorno a un giardino e non visibile dalla strada.
Rue des Thermopyles - E a proposito di angoli fuori dal mondo, che hanno conservato l’atmosfera del passato, poco a sud del cimitero Montparnasse c’è questa via lastricata con grossi pavés. Nelle fessure del senciato cresce l’erba, i muri e i portoni sono decorati di piante verdeggianti, che contrastano con il colore chiaro della pietra. Le piccole case si armonizzano bene, anche se non si somigliano. A fine giugno c’è una festa a scopo benefico e in quell’occasione tutti i portoni delle case restano aperti.
Villa Seurat
101, Rue de la Tombe-Issoire
Metro: Saint Jacques
Al numero 3 di rue de la Tombe d’Issoire c’è un edificio a due piani con grandi vetrate e con la facciata leggermente curva. Quello al numero 7 bis, invece, ha una facciata di stile avanguardista, che ha ospitato anche il pittore Chaim Soutine. Al numero 18 ha abitato lo scrittore americano Henry Miller, che ha vissuto a Parigi dal 1930 al 1939 e che in questa casa ha scritto i suoi celebri libri Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno.
Nei dintorni – Al numero 20 bis della vicina rue d’Alésia ci sono due grandi cariatidi di un uomo e di una donna, opera dello scultore Jean-Pierre Gros. I due sono curvi e sembrano sfiniti dal peso della pensilina a forma di conchiglia che hanno sulle spalle. Sopra al portone del numero 177 della stessa via, ci sono due sculture di Alexandre Rouillère risalenti al 1899. Sono due figure femminili mollemente adagiate, che, con la loro aria maliziosa, rendono l’immobile meno austero. La loro posa è più naturale e meno rigida rispetto ad altre di periodi precedenti.
L’ultimo vespasiano
Boulevard Arago
Métro: Saint-Jacques, Glacière
Proprio di fronte alla prigione della Santé c’è l’ultimo vespasiano rimasto in città. Nel 1834 il prefetto della Senna Rambuteau aveva fatto costruire circa cinquecento orinatoi. Ma era preoccupato che il suo nome venisse associato, nella storia, alla sua prosaica innovazione. Che cosa ha pensato allora? Ma di dargli quello dell’imperatore romano che aveva tassato i tintori e i lavatori di panni che raccoglievano dalle latrine l’urina contenente l’ammoniaca necessaria al loro mestiere. Astuto, no?
Fondazione Cartier per l’arte contemporanea
261, boulevard Raspail
Métro: Raspail, Denfert-Rochereau
L’edificio che ospita la fondation Cartier è stato concepito da Jean Nouvel ed è un piccolo capolavoro di trasparenza e di leggerezza. La fondazione era stata creata nel 1984 e, da allora, organizza numerose mostre d’arte contemporanea e sostiene varie attività, fra cui la biennale parigina Mois de la Photo. Una delle caratteristiche dell’edificio è che il confine fra l’interno e l’esterno è molto sfumato e indeterminato. Alcuni rapaci provvedono a tenere lontani i colombi e i passerotti, che potrebbero andare a sbattere contro le vetrate.
Dietro l’edificio della Fondazione si trova il ‘Theatrum Botanicum’, ispirato ai giardini medioevali dei monasteri, dove si coltivavano e si classificavano le piante officinali, e le piante aromatiche destinate alla cucina. La vegetazione del theatrum è un luogo della memoria, dove sono accolte anche le piante spontanee.
Il mosaico di rue Schoelcher – La via, che costeggia il cimitero di Montparnasse, è dedicata al deputato della Martinica e della Guadalupa che è stato promotore del decreto di abolizione della schiavitù. La casa al numero 5, una graziosa costruzione bianca con un pignone a forma di campana ha un bel mosaico intorno alla porta d’ingresso.
Catacombes
1, Avenue du Colonel-Henri-Roi-Tanguy
Metro Denfert-Rochereau
Fra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX gli scheletri di sei milioni di abitanti erano stati trasferiti qui. L’architetto Guillamot aveva reso le cave sotto alla piana di Montrouge adatte alla sistemazione dei resti provenienti dal cimitero degli Innocenti. Oggi, per visitarle, si scendono un centinaio di gradini fino a uno spiazzo ottagonale alla profondità di 20 metri. Su di un frontone sorretto da due pilastri è inciso un verso di Delille: “Arrête C’est ici l’empire de la Mort.” (Fermati! Questo è il regno della Morte.). Vi sono alcuni monumenti funebri e molte targhe con iscrizioni, una delle quali è in italiano: “Esistenza dell’uom te breve avversa/ troppo ai desii la cieca gente accusa/ ea mille obietti frivoli conversa/ l’omaggio d’un pensier poi ti ricusa/ ma vegetando con l’orrore a lato/ muore di mille volte anzi suo fato.” Ci sono anche delle citazioni tratte dalla Bibbia. Una di esse recita: “Pensate al giorno di cui non vedrete la sera.” Qui ci sono anche le ossa di personaggi celebri, quali Danton, Lavoisier, Robespierre, La Fontaine, Rabelais, Perrault, tutte accuratamente accatastate e suddivise secondo la forma anatomica, con le tibie, i femori e i teschi impilati gli uni sugli altri.
Cité Internationale Universitaire
17/20 Boulevard Jourdan
Métro: Porte d’Orléans, RER: Cité-Universitaire
Il mondo in miniatura della Città universitaria ha preso forma nel 1922 dall’iniziativa del ministro dell’istruzione e del rettore dell’Università di Parigi, che volevano creare un luogo in cui gli studenti e i ricercatori di tutte le nazioni potessero vivere insieme. Le cinquantacinque case che la compongono rispettano le tradizioni architettoniche dei diversi paesi e ospitano circa seimila studenti. La Maison Internationale La Coupole è un luogo d’incontro su quattro livelli, con dei laboratori decorati di mosaici neri e oro. Si trova al centro del parco ed è ispirata al castello di Fontainebleau. Contiene uno splendido teatro e una biblioteca. Tutt’intorno ci sono le case del Giappone, del Libano, della Danimarca, dell’Argentina… Sulla facciata della Maison d’Italie c’è una loggetta con il portico e nel giardino antistante ci sono dei frammenti di antiche rovine. Il padiglione svizzero è stato concepito da Le Corbusier ed è stato classificato monumento storico. Anche la casa del Brasile è opera di Le Corbusier. Gli spazi aperti pieni di verde e di fiori sono un posto magnifico per fare una passeggiata. Vi si incrociano studenti provenienti da tutto il mondo. Volendo, si può mangiare un boccone al bellissimo collège d’Espagne.
Parc Montsouris
Boulevard Jourdan
RER: Cité-Universitaire
Questo grande parco di quindici ettari con un’altitudine di 78 metri, un tempo si chiamava Moquesouris. Moque era un recipiente per misurare i cereali e qui c’erano molti mulini. Il parco è stato disegnato dall’ingegnere Alphand, che si era in parte ispirato ai parchi londinesi. Il rilievo e le ondulazioni gli danno una grande varietà, il lago con l’isoletta artificiale e le cascatelle ne aumentano l’attrattiva. Le rampe di finto legno e le grotte sono bordate di splendidi gimkgo biloba e accanto al padiglione di Météo France c’è una sequoia secolare. Il parco ospita anche numerosi uccelli, fra cui le cince col ciuffo, i germani reali e i cigni dal lungo collo… Un tempo il parco era attraversato dal treno a vapore della Petite Ceinture in direzione est-ovest.
La fontana del Primo Fremito – Sul prato che costeggia il grande lago, dal lato di avenue Reille, c’è una fontana chiamata Un Premier Frisson, con una scultura che raffigura una pastorella quasi nuda appoggiata a un fauno dal piede forcuto.
In fondo alla square de Montsouris c’è una casa costruita da Le Corbusier, mentre al numero 6 della strada che oggi porta il suo nome, c’è una casa di mattoni e cemento dove ha abitato il pittore cubista Georges-Braque. Nell’atelier al secondo piano egli sperimentava le tecniche del collage.
Alcune stradine dei dintorni, come l’impasse Nansouty, rue e villa du Parc-de-Montsouris e rue Emile-Deutch-de-la-Meurthe, meritano di essere visitate. In primavera vi si respira il profumo dei lillà.
A nord del parco Montsouris c’è il giardino della ZAC Alésia-Montsouris, dalla forma ondulata, servito da un acquedotto gallo-romano, risalente al 150 d. C. e da uno rinascimentale, fatto costruire da Maria de’ Medici. Quest’ultimo doveva approvigionare di acqua il suo palazzo e irrigare i giardini del Luxembourg. Sul muro si vede ancora la scritta: ‘Jehan Delanue 1618’. La prima pietra era stata posata dal dodicenne Luigi XIII e nelle sue fondamenta erano state poste delle medaglie d’oro e d’argento. Oggi i due acquedotti servono all’irrigazione del parco Montsouris. Attraverso un vetro posto nei locali della Caisse nationale d’Allocations familiales, in avenue de la Sibelle, dove c’è anche l’ingresso al giardino, sono visibili i resti ben conservati di un tratto di acquedotto.
La mire du sud
Parc Montsouris
RER: Cité Universitaire
Nell’angolo sud-ovest del parco di Montsouris, vicino all’entrata di boulevard Jourdan, c’è una curiosa stele di pietra con una targa a mezza altezza che reca la scritta “Du règne de”. Sotto, c’era il nome di Napoleone I, che è stato grattato via. Un’altra scritta dice che questa è la Mire de l’Observatoire. Qui passa il meridiano di Parigi, omologo di quello che si trova al numero 1 di avenue Junot, a Montmartre, che inizia a Dunkerque e finisce a Perpignan. Vicino alla mira c’è un medaglione di cuoio e metallo fissato al suolo. Per celebrare il bicentenario della nascita di Arago e per commemorare i lavori di misurazione del meridiano da lui fatti, infatti, l’artista olandese Dibbets ne ha materializzato la linea immaginaria, installando centotrentacinque targhe fissate al suolo fra le due mire di Montsouris e Montmartre. Su ogni targa c’è il nome di Arago. Una parte di esse è scomparsa, nel parco di Montsouris ne sono rimaste cinque, l’ultima è vicino alla casetta dei guardiani della porta a nord ovest. Se volete individuare le altre, dovete prendere una mappa della città e tracciare una linea retta fra Montsouris e Montmartre, passando per l’Osservatorio.