La Parigi degli scrittori - Parigi Controcorrente 2020

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Parigi è una città letteraria per eccellenza, un polo di attrazione per artisti, scrittori e filosofi. Quanti di loro ne hanno scritto, quanti l’hanno fatta diventare sede dei loro vagabondaggi, delle avventure, degli incontri, delle sorprese, del reale e del fantastico! Forse si può dire che esistono diverse Parigi letterarie, tante quante sono i poeti e gli scrittori che ne hanno fatto una sorgente di ispirazione e di descrizione.                                                       
Nel corso dei secoli, essa è stata il simbolo di una forma di civiltà e di un modo di vivere unico. Il suo fascino, infatti, risiede anche nel modo in cui i luoghi sono stati ricostruiti e resi nei libri.
È attraverso le poesie e i testi di François Villon, ad esempio, che noi conosciamo la Parigi medioevale e la vita che vi si conduceva. Conosciamo soprattutto quella del Quartiere latino, di cui egli descrive le vie strette e buie, le fogne a cielo aperto, le vecchie case con le travi sulla facciata, i residenti delle corti dei miracoli, i malandrini organizzati in bande…

Villon frequentava la taverna Pomme de Pin, dove mangiava e giocava ai dadi e quella del Grand Godet, dove si sedeva a bere un bicchiere di vino. Oppure passava la giornata alla gargotta Pierre-au-Lait, accanto a Saint-Jacques-la-Boucherie, dove chiacchierava con altri scrittori. Verso sera si incamminava lungo la Senna e passava accanto all’abbeveratoio Popin, che lui sognava pieno di vino. A volte arrivava fino al cimitero des Innocents, dove il brulichio e il via vai delle meretrici si mescolava al silenzio dei morti. François Rabelais abitava all’hotel Saint-Denis, nel Quartiere latino. Per lui la città era quasi un palcoscenico che fa conoscere a noi nel Gargantua e Pantagruel. Rabelais cominciava le sue passeggiate in  rue de la Huchete – secondo la grafia dell’epoca – andava verso la chiesa di  S. Severin, poi percorreva rue Bout de Brie e rue du Foin. Quindi oltrepassava l’hôtel de Clugni – sempre secondo la grafia di allora - e raggiungeva rue de la Parcheminerie, in direzione del collège de Sorbonne…     
Nel Gargantua e Pantagruel Rabelais racconta come, durante le inondazioni, gli abitanti si sifugiassero sul piazzale antistante il collège Coqueret, dove si ritrovavano gli scrittori più tardi detti della Pléiade. C’erano Pierre de Ronsart, Joachim du Bellay e altri e il loro scopo era quello di rigenerare la lingua francese, ma Rabelais si faceva beffe della nuova lingua creata da loro, che a lui sembrava ridicola, una specie di latino maccheronico…..

Il Seicento è stato il secolo dei salotti a Parigi. Uno dei più famosi era quello della regina Margherita, che riceveva nel suo palazzo del quai Malaquais. I poeti e gli scrittori invitati cantavano la bellezza delle dame presenti e la gloria degli uomini. Essi venivano ridicolizzati dagli autori satirici, che si facevano beffe della loro poesia ampollosa. Anche il Settecento è stato il secolo dei salotti. La marchesa de Lambert teneva salotto nell’hôtel de Nevers, al 56 di rue de Richelieu, diventato poi sede della Biblioteca Nazionale. Nel 1750 l’hôtel di Madame Geoffrin  al 374 di rue Saint-Honoré era frequentato, fra gli altri, da Montesquieu e da Voltaire…. Sull’altra riva della Senna, la marchesa du Deffand riceveva gli enciclopedisti, fra cui d’Alembert, che portavano il loro sapere e il lume della loro intelligenza. Nel salotto della marchesa di Rambouillet venivano lette delle pagine di romanzi e se ne discuteva poi lo stile e la sintassi.

Nella prima metà dell’800 la Rochefoucault, Alfred de Vigny, Chateaubriand, Mérimée e Alphonse Daudet frequentavano il salotto di Madame Ancelot. Al numero 9 di rue des Mathurins, nel quartiere Saint-Honoré, invece, presso Sophie Gay, si ritrovavano Lamartine, Eugène Sue e Custine. Dal 1814 al 1849 al numero16 di rue de Sèvres, nel salotto di Madame Récamier si riunivano Arago, Benjamin Constant e qualche volta Stendhal. Alla morte della Récamier essi si sono trasferiti nel salotto, più povero, di Louise Colet, posto nella stessa via, dove andavano anche Gautier, Dumas e a volte Flaubert. La principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, negli anni in cui ha vissuto a parigi, aveva il suo salotto in rue d’Anjou, frequentato da scrittori, storici, musicisti e politici.

Gli scrittori e i poeti avevano preso l’abitudine, quando uscivano dai salotti, di andare a bere qualcosa in un locale pubblico. Per questo i caffè hanno cominciato a moltiplicarsi e, a poco a poco, sono diventati il centro della vita letteraria. Al Caveau, ad esempio, un caffè aperto da Landelle in rue de Buci, si davano appuntamento i poeti Crebillon e Piron, che vi componevano dei poemi buffoneschi. Il locale si è poi spostato in una cantina sotto al giardino del Palais Royal, dove è nata la moda dei poemi cantati. Infine ha traslocato al Rocher de Cancale, in rue Montorgueil, dove si mangiava anche. Qui i poeti hanno lasciato il posto agli chansonnier, che intrattenevano secondo un programma riportato su un dépliant, su cui c’era anche il menu.

Nel 1878 Emile Goudeau, vedendo che i giovani poeti non avevano modo di far conoscere i loro versi se non pubblicandoli a pagamento su riviste, ha creato un posto dove gli autori li recitavano ad alta voce. Era un cabaret che Goudeau ha chiamato Hydropathes, sulla riva sinistra della Senna. Vi sono passati, fra gli altri, Léon Bloy, André Gill e Jules Laforgue. Alfred de Musset, invece, frequentava il café Tortoni, sul Boulevard des Italiens, di cui ha descritto l’atmosfera. Lo scrittore racconta che il locale cominciava ad animarsi verso mezzogiorno, quando arrivavano i dandy, i quali entravano dalla porta posteriore per non mischiarsi con i ‘barbari’, ovvero gli agenti di Borsa. La folla vera e propria cominciava ad arrivare alle due del pomeriggio. Al Café de Paris andavano gli inglesi, mentre il Café Douix e il Club de l’Union erano riservati ai ricchi.

Dopo il 1870 e i fatti della Comune, i salotti letterari erano diventati politici. I loro frequentatori si schieravano, c’erano i nazionalisti da una parte e i repubblicani dall’altra. Jules Lemaître era fra i primi, Anatole France fra i secondi. … I poeti come Baudelaire e gli scrittori come Champfleury, invece, frequentavano i café de la bohème, come il Momus, in rue des Prêtres-Saint-Germain-l’Auxerrois. Questi caffè, dove si parlava di arte e di letteratura, erano spesso sporchi e pieni di fumo, ma l’eterna mancanza di denaro dei loro frequentatori non permetteva di più. Nel libro di Henri Murger ‘Les Scènes de la vie de bohème’ è descritta la vita che vi si conduceva e anche quella del quartiere, fatto di viuzze lastricate, senza i numeri sulle case. Il cuore della bohème era in rue des Canettes, dove Rodolphe, il protagonista del libro di Murger, incontrava Musette.

I frequentatori della brasserie des Martyrs rappresentavano un gruppo variegato ed eterogeneo, formato da giornalisti, musicisti, poeti, drammaturghi e attrici di teatro. Si ritrovavano nella sala grande per chiacchierare, poi si ritiravano nelle salette più piccole per scrivere.
Dopo mezzanotte, quando la brasserie chiudeva, andavano tutti al café Rat Mort. Un altro caffè amato dagli scrittori era il Buci.  

Il periodo immediatamente precedente la Prima Guerra Mondiale, conosciuto come Belle Epoque, è stato un periodo particolarmente brillante per Parigi. Il nome indicava la vita animata della capitale e le numerose esperienze artistiche che vi avvenivano. I salotti avevano ripreso la loro importanza, Proust aveva fatto il suo debutto in quello della contessa Greffulhe, poi diventata ispirazione per il ritratto di Madame de Guermantes. Dopo la Prima Guerra Mondiale, il centro di gravità della Parigi letteraria si è in parte spostato. Fino ad allora era stata la rive gauche il simbolo dello spirito libero e dell’attività intellettuale e artistica. Dal dopoguerra, essa si è spostata verso place des Etats-Unis. Al numero 8 della piazza c’era il salotto della duchessa Edmée de la Rochefoucauld, considerato l’anticamera dell’Académie française. Al numero 11 della piazza, invece, c’era quello dei coniugi Marie-Laure e Charles de Noailles, frequentato fra gli altri da Cocteau.

Secondo gli stereotipi che si erano creati, che in parte semplificavano e distorcevano la realtà, la riva sinistra della Senna si identificava con la miseria e con la bohème, mentre la riva destra aveva un costume di vita e una cultura borghesi, a cui appartenevano la riuscita sociale, il commercio e gli onori. I surrealisti sono stati i primi a insorgere contro questo schema rigido. André Breton, il poeta e saggista teorico del surrealismo, favorito con manifesti e mostre, diceva che la riva destra dei quartieri borsistici e degli affari era anche misteriosa e arcana, mentre la pittoresca riva sinistra dei caffè di Saint-Germain e di Montparnasse era ormai fittizia. Per questo, nei suoi itinerari iniziatici, Breton privilegiava rue La Fayette, mentre Louis Aragon si dirigeva verso il parco delle Buttes-Chaumont. Philippe Soupault raggiungeva la Chaussée d’Antin e Benjamin Péret vagabondava lungo il boulevard de Sébastopol.

Il surrealismo era un movimento rivoluzionario e, in quanto tale, intendeva denunciare gli errori del capitalismo e dichiarare il fallimento dell’ordine stabilito, che andava demolito. Gli scrittori che ne facevano parte erano sensibili ai segni e al meraviglioso in città e consideravano I canti di Maldoror di Isidore Ducasse il loro testo di riferimento.Le vie abitate dall’autore, quelle dei suoi vagabondaggi – rue Notre-Dame-des-Victoires, rue du Faubourg-Montmartre, i passages dell’Opéra, des Panoramas, Jouffroy e des Princes –  erano diventati gli stessi frequentati dai surrealisti. Le erranze di Maldoror sono piene di enigmi, di insoliti incontri notturni con animali misteriosi… Uno dei punti di ritrovo dei surrealisti era il café de Commerce, che ha avuto un ruolo fondamentale nell’invenzione della scrittura automatica e nella realizzazione del cadavre exquis, il gioco collettivo in cui si doveva comporre una frase o un disegno senza tener conto di quelli precedenti. In questo locale le fantasticherie hanno raggiunto delle punte molto elevate, davanti a un aperitivo che cementava la loro complicità, attorno a Breton, che vi si recava con la stessa assiduità con cui ci si reca in ufficio…

Il quartiere parigino che è assurto a maggiore gloria letteraria è stato Saint-Germain-des-Près, dove è nata di una nuova filosofia: l’esistenzialismo. Il suo fondatore è stato Jean-Paul Sartre, fedele per tutta la vita al quartiere attorno a rue Bonaparte, dove lui abitava. Sembrava che in quella zona l’intelligenza si fosse cristallizzata per favorire l’apparizione di una speciale arte di vivere, di una diversa atmosfera. La passione intellettuale e creativa si esternava nei caffè la Coupole, il Flore, i Deux-Magots, la Closerie des Lilas, la Rotonde e nella brasserie Lipp. Gli scrittori si recavano in questi rifugi caldi a lavorare, si portavano dietro libri e manoscritti, vi attendevano l’avvenire come in una specie di sala d’attesa.

Con l’arrivo dei promotori del Nouveau Roman le modalità di comportamento degli scrittori nella capitale sono cambiate. Non c’erano più i gruppi, non nascevano più i collettivi di scrittori impegnati nei problemi della società, nei fenomeni del momento, legati a una rivista letteraria… Non ci si trovava più nei caffè letterari, ma a casa dell’uno o dell’altro. I testi di questi scrittori sono focalizzati sugli oggetti e sulla realtà esterna con uno sguardo su di essa simile a quello della macchina fotografica. Vi si analizza la condizione dell’uomo nella società moderna basata sull’industrializzazione, sulla tecnologia e sulla scienza. Anche lo scrittore e regista Alain Robe-Grillet faceva parte di quest’avanguardia.

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