La città degli architetti - Parigi Controcorrente 2020

Vai ai contenuti

 


 
Parigi è una città di cui si dovrebbe parlare al plurale, perché racchiude una moltitudine di stili e di culture, che hanno contribuito a forgiare la sua anima. È un collage architettonico dove l’arena romana convive con i grattacieli moderni, la cattedrale gotica coabita con i cubi di vetro e acciaio.                      
Dal gallo-romano al romanico - La Lutetia gallo-romana comprendeva circa diecimila abitanti, risiedenti  sull’île de la Cité e sulla rive gauche. Di quel tempo non sono rimaste molte testimonianze. Fra di esse ci sono le abitazioni della Crypte Archéologique, sotto al sagrato di Notre-Dame, e le Arènes de Lutèce.  
 
Nel Musée du Moyen Age dell’Abbazia di Cluny sono inglobati tre complessi termali del I secolo, un frigidarium, un tepidarium e un calidarium. C’è anche un pilastro dei Nautes, dedicato a Giove, eretto dalla corporazione dei battellieri sull’île de la Cité al tempo dell’imperatore Tiberio. Sulla montagna di Sainte Geneviève ci sono le vestigia di un foro, mentre vicino al parco di Montsouris ci sono i resti di un acquedotto. Infine, sono venute alla luce le necropoli di Saint Marcel-Gobelins e del faubourg Saint-Jacques.  
 
Anche delle chiese e basiliche cristiane edificate nel periodo merovingio e carolingio, dalla pianta uguale a quella delle basiliche civili romane, non sono rimaste molte tracce. Il re Clodoveo – Clovis in francese –  per trent’anni re dei Franchi a partire dal 481, aveva fatto costruire un’abbazia dedicata ai santi Pietro e Paolo con un monastero, demolita nel 1802. Di essa rimane solo la Tour Clovis, che oggi si trova nel recinto del liceo Henry IV, a est del Panthéon. Nella cripta della vecchia abbazia di Saint-Denis sono venute alla luce molte tombe del periodo merovingio.  
Sotto re Carlo Magno, diventato imperatore d’Occidente a partire dall’800 e incoronato da papa Leone III, erano state portate a termine alcune cattedrali con la tipica navata con le travi a vista e molti monasteri. Egli aveva favorito la costruzione di questi edifici religiosi per sancire la diffusione della cristianizzazione.    

Le chiese dell’XI secolo erano in prevalenza di stile romanico, con la pianta a croce latina, gli archi a tutto sesto, le navate laterali, il coro circondato da un deambulatorio, la cripta, le finestre a crociera e poche decorazioni. Il coro, l’abside e il campanile di Saint Nicholas des Champs, romanici, oggi fanno parte del museo des Arts et Métiers. Essi risalgono al 1130. Anche il campanile della chiesa di  Saint Germain des Près è romanico e risale all’anno 1000. La torre campanaria di Saint Germain l’Auxerrois, posta accanto al braccio meridionale del transetto, infine, è anch’essa in stile romanico.  
 
Lo stile gotico, che si distingue per la tendenza all’elevazione verticale, con colonne sottili, archi a sesto acuto e volte a crociera, si è sostituito a poco a poco allo stile romanico. I portali delle chiese gotiche sono ricchi di decorazioni scultoree e c’è un rosone su quello centrale. L’interno è luminoso grazie alle grandi finestre, che spesso rendono la muratura una semplice cornice. All’esterno sono collocati degli archi di spinta che permettono di distribuire la pressione esercitata dalla volta della navata. Questo stile era iniziato verso il 1150 e si è esteso per quattro secoli. La basilica di Saint-Denis, dove sono sepolti i reali di Francia, ne rappresenta  una pietra miliare. È stato l’abate Suger, considerato il padre del gotico francese, a ricostruirla in questo stile. La cattedrale di Notre-Dame, la cui edificazione si è protratta per diversi secoli, presenta alcuni caratteri del gotico primitivo. Fra questi, si collocano due facciate del transetto, gli archi rampanti e i rosoni.  

Era stato il re Carlo VIII, divenuto re nel 1483, sedotto da quello che aveva visto durante la sua spedizione in Italia, a portare in Francia molti artisti e artigiani italiani. Dopo di lui, Francesco I ha continuato la tradizione, affidando la decorazione di Fontainebleau a Rosso Fiorentino e a Francesco Primaticcio. A Parigi non ci sono molti edifici religiosi in stile Rinascimento.  
Fra i palazzi dove è stato adottato lo stile rinascimento c’è l’hôtel Carnavalet, che oggi ospita il museo della storia di Parigi e su cui sono intervenuti l’architetto Mansart e lo scultore Goujon, che lo ha ornato di splendide statue. La chiesa di Saint Etienne du Mont, invece, rappresenta una transizione dal gotico al rinascimentale.  
Nel periodo tra l’inizio del XVII secolo e la metà del XVIII, durante il regno di Luigi XIII, Luigi XIV e Luigi XV, è stato in voga lo stile barocco. Un esempio è il Palais du Luxembourg, i cui lavori erano stati affidati da Maria de’ Medici all’architetto Salomon de Brosse. Altri due esempi sono stati la chiesa di Notre Dame du Val-de-Grâce e quella degli Invalides. Anche la facciata della chiesa di Saint-Roch, con le colonne doriche al livello inferiore e le colonne corinzie al livello superiore, è un esempio dello stile barocco.  

Nella seconda metà del ‘700 c’è stato un ritorno all’antichità greco-romana. Fra gli esempi presenti nella capitale c’è quello dell’edificio dell’Ecole militaire, presso il Champs de Mars, opera dell’architetto Gabriel, caratterizzato da una grande semplicità di volumi. Un altro edificio importante è quello della chiesa di Sainte-Geneviève, che nel 1791 è diventato il Panthéon. La sua costruzione era stata decisa nel 1744 da Luigi XV e affidata all’architetto Soufflot. Anche la chiesa di Sainte Marie-Madeleine, sulla piazza omonima, con il portico ottastilo, i capitelli e il frontone triangolare appartiene a questo stile.

Lo stile neoclassico ha avuto la sua massima diffusione sotto Napoleone, perché è uno stile monumentale, adatto a celebrare la Francia imperiale. E per celebrare le proprie vittorie militari, nel 1806 egli aveva fatto erigere l’Arc de Triomphe, sugli Champs-Elysées, una versione neoclassica degli antichi archi di trionfo dell’Impero Romano. Anche il Palais Brongniart, che ospita la Bourse de Commerce, con il suo peristilio di colonne corinzie, è un esempio di stile neoclassico. Era stato fatto costruire da Napoleone per dare una sede unica agli scambi economici e per mettere ordine nell’economia.  

Un esempio di stile neogotico è la basilica di Sainte-Clotilde, completata dall’architetto Ballu, subentrato a Christian Gau che ne aveva iniziato la costruzione. Le due guglie di questa chiesa sono alte settanta metri. I rosoni erano stati realizzati dal mastro vetraio Thibaut. Il municipio del I arrondissement, realizzato da Hittorf nel 1858, la cui facciata fa pendant con quella della chiesa di Saint-Germain l’Auxerrois, posta di fianco, si ispira allo stile gotico. La torre campanaria fra i due edifici, opera di Ballu, che viene spesso scambiata per il campanile della chiesa, è di stile gotico fiammeggiante. Tutte le strutture murarie sono ricoperte di trafori molto elaborati. Anche la chiesa di Saint Severin e la Tour Saint Jacques vanno annoverate in questo stile.  
Con l’avvento dell’era industriale si era sviluppata la conoscenza di nuovi materiali, che favorivano la scelta di stili diversi e meno definiti, con dei dettagli nuovi. Un esempio di questa fusione è l’edificio del teatro dell’Opéra, nel quale Garnier ha incorporato il neobarocco e il neorinascimento. Théodore Ballu, invece, per la chiesa di Saint-Ambroise, ha scelto una mescolanza di neogotico, di neoromanico e di neobizantino, con un effetto complessivo molto armonioso, completato dalle due guglie slanciate ai lati della facciata.  Nella chiesa di fine ottocento di Notre-Dame-d’Auteuil, l’architetto Vaudremer ha scelto uno stile romanico-bizantino. Per la basilica del Sacré-Coeur di Montmartre, l’architetto Abadie ha scelto uno stile eclettico, ispirato all’architettura romanica e bizantina. Anche la chiesa della Trinité unisce stili diversi, anche se quello dominante è il neoclassico.  

 
Quello che in Italia è lo stile Liberty, in Francia si chiama Art-nouveau, un movimento che si è  sviluppato a partire dalla fine dell’800. Il motivo ornamentale principale consiste in linee curve e sinuose, nella stilizzazione di piante, di rami fioriti e di ali di insetti. È presente sulla facciata di molti palazzi e su certe tombe del Père Lachaise. Il rappresentante più famoso è stato Hector Guimard, che si dichiarava architetto d’arte, artefice del Castel Béranger e ideatore delle edicole all’ingresso delle stazioni della  metropolitana. Un altro rappresentante del Liberty è stato Jules Lavirotte, creatore della facciata smaltata del Céramic Hotel. L’architetto Charles Klein, invece, ha disegnato la facciata dell’edificio detto Les Chardons, I Cardi, che è decorato da queste piante di colore giallo e verde. Xavier Schoellkopf è stato uno dei maestri dell’Art nouveau e il palazzo al numero 29 di boulevard de Courcelles è stato decorato da lui con dei bastoncelli fioriti e degli splendidi balconi di ferro battuto. Paul Auscher ha tradotto l’essenza dell’Art nouveau nel palazzo al numero 140 bis di rue de Rennes, che porta il nome del committente, Felix Potin, fatto di cemento bianco, con la facciata ondulata, i balconi con curve e controcurve e la torre d’angolo, sormontata da una torretta più piccola e un terrazzino con una balaustrata in cima. La facciata del cinema Rex ne è un altro esempio.

 
Fra gli artefici di una rottura con il passato, che hanno rinnovato le forme e gli obiettivi delle costruzioni  c’è l’architetto Auguste Perret, che ha conferito nobiltà al cemento armato, come succede nel palazzo posto al 25 bis di rue Franklin. Insieme a lui ci sono Henri Sauvage, la cui opera più famosa è il palazzo dove c’era il grande magazzino La Samaritaine, e Robert Mallet-Stevens, creatore dell’hôtel Martel. Chiparus è stato l’ideatore della facciata del teatro degli Champs-Elysées, mentre Pierre Patout è il costruttore dell’edificio al numero 3 del boulevard Victor, detto Le Paquebot – il Piroscafo - per la sua forma.  

 
Dopo la Prima Guerra Mondiale, alcuni gruppi di architetti hanno elaborato dei manifesti con nuove definizioni e teorie, aventi come capisaldi il funzionalismo, il razionalismo e la mancanza quasi totale di decorazioni. Inoltre, la possibilità di usare dei nuovi materiali quali il ferro, l’acciaio, il cemento e il vetro favoriva delle nuove tendenze. L’architetto  più famoso di questo movimento, pioniere nell’uso del cemento armato e padre dell’urbanistica contemporanea, è Le Corbusier. Egli voleva che l’architettura andasse incontro ai bisogni sociali dell’uomo medio e ha lavorato molti anni per mettere a punto il progetto di Unité d’Abitation. La prima realizzazione è avvenuta a Marsiglia, con le case poggianti su dei pilastri, i tetti a terrazza rallegrati da giardini pensili e la pianta interna dei locali modificabile. Anche il padiglione svizzero alla Cité Internationale Universitaire di Parigi, villa La Roche, villa Jeanneret e il Pavillon de l’Esprit Nouveau sono opera sua. Adolf Loos, di origine austriaca, è stato un architetto molto radicale, tanto che pochi suoi progetti sono andati in porto. Secondo lui le abitazioni dovevano contribuire all’armonia della vita quotidiana e dovevano avere degli orti e degli spazi esterni. Uno dei pochi progetti che è riuscito a realizzare è stato quello della casa di Tristan Tzara a Montmartre, totalmente senza ornamenti, secondo la sua convinzione. Altri due architetti di questo movimento sono stati Walter Gropius e Oscar Niemeyer.  

Molte delle opere pubbliche della Parigi moderna sono state commissionate dai diversi presidenti della Repubblica. Fra di esse  ci sono la Biblioteca Nazionale, l’Opéra Bastille e il rifacimento del parco della Villette. Al di là del Grande Arche de la Défense c’è il grande e moderno quartiere omonimo, formato da grattacieli di uffici, da condomini, da centri commerciali e da sedi di istituzioni pubbliche. Nel quartiere è stata edificata anche la Tour Phare, formata da settanta piani per un’altezza di 297 metri.    
Negli anni ’70 del Novecento, inoltre, è nato il movimento chiamato Postmoderno, i cui fondatori desideravano sottrarsi ai rigidi principi dell’ideologia modernista e volevano inserire dei riferimenti alla tradizione popolare, ristabilire una connivenza con il pubblico. È un movimento presente ancora oggi. Fra le diverse tendenze estetiche sviluppatesi dagli anni ’50 del Novecento in poi c’è quella che ha preso il nome di brutalismo. Il nome deriva dalla definizione béton brut di Le Corbusier, che fa riferimento alla rudezza del cemento a vista organizzato in forme geometriche e spigolose che colpiscono. Fra gli stili sviluppatisi in anni abbastanza vicini a noi, inoltre, c’è l’architettura high-tech, che è una rivisitazione del modernismo e uno sviluppo delle idee precedenti supportate dall’innovazione nelle tecnologie. In questa categoria può essere incluso il Centre Pompidou. Fra le tendenze che stanno prendendo piede c’è infine l’architettura blob, così chiamata per via delle forme rigonfiate, espanse e tondeggianti.  


Torna ai contenuti