All’inizio del XVII secolo il Marais era un quartiere alla moda. Enrico IV aveva creato la place Royale, oggi place des Vosges, e i nobili vi avevano fatto costruire i loro palazzi. Fra di essi c’era quello al numero 62 di rue Saint-Antoine, fatto costruire dal controllore delle finanze Gallet in stile Rinascimento. Sopra al portone del cortile palazzo, che ha poi preso il nome del duca di Sully, ci sono le statue dell’Autunno e dell’Inverno, su quello del giardino ci sono le statue della Primavera e l’Estate. Le ali laterali, invece, sono decorate dalle statue dell’Aria, della Terra, dell’Acqua e del Fuoco. Un altro palazzo dalla facciata maestosa è l’hôtel de Beauvais, posto al numero 68 di rue François-Miron. Era stato costruito nel 1660 da Antoine Le Pautre. La facciata interna, di stile barocco, è dotata di colonnato, decorato da teste di ariete e di leone, c’è un grande scalone e al primo piano c’è un peristilio a pianta circolare. Nelle scuderie c’è la sede della corte d’appello di Parigi.
Nel palazzo al numero 18 del boulevard Henri-IV, invece, c’è la sede del reggimento di cavalleria della Guardia repubblicana. Per questo capita spesso di veder passare le guardie a cavallo per le strade del quartiere. La caserma dei Célestins ospita più di cinquecento cavalli. Ci sono i sauri destinati al primo squadrone, i bai destinati al secondo e i bai bruni al terzo.
E a proposito di cavalli, all’angolo di rue Vieille du Temple c’è un bel mosaico che raffigura un cavallo che si impenna con la scritta ‘Achat de chevaux’.
Fra le vie più antiche c’è la rue Pavée, costruita nel 1450 e chiamata così perché era stata una delle prime a essere lastricata. Prima di allora era percorsa da un canale di scolo. Al numero 24 di questa via c’è l’hôtel Lamoignon, che risale alla fine del XVI secolo e che è stato la dimora del bibliofilo Antoine Moriau, che ha legato il suo patrimonio librario alla città. Dal 1928, questo palazzo è la sede della Biblioteca storica di Parigi.
Centre Pompidou
Place Georges Pompidou
Métro : Rambuteau, Hôtel-de-Ville
Il Centre Pompidou sarà chiuso dalla fine del 2023 fino al 2027.
Il presidente Pompidou, amante dell’arte moderna, aveva affidato agli architetti Piano e Rogers la ristrutturazione dell’edificio che oggi ospita il museo. La cosa più controcorrente di quella ristrutturazione sono state di sicuro le condutture in bella vista all’esterno, che gli avevano fatto guadagnare il soprannome di ‘raffineria’. I tubi dell’aria condizionata sono blu, quelli dell’acqua sono verdi, quelli dei fili elettrici gialli. Gli ascensori invece sono rossi e la scala mobile si trova dentro a tubi di vetro che zigzagano sulla facciata. Il niveau 5 e il niveau 6 sono dedicati all’arte contemporanea e moderna, poi c’è la collezione permanente che comprende Malevitch, Dubuffuet, Braque e Picasso. Ci sono anche gli oggetti di arte primitiva di Breton, fra cui delle maschere, degli utensili di legno, delle collane e degli specchi magici… Dalla terrazza si ha una meravigliosa vista su Parigi e quando le sue luci scintillano il paesaggio è davvero magico. Nella parte sud della terrazza c’è la curiosa casa tropicale di Jean Prouvé, fatta di alluminio e ferro colorato, un prototipo che avrebbe dovuto essere costruito in serie a Brazzaville in Congo. Il centro ospita anche una meravigliosa biblioteca aperta a tutti e sede di mostre, di conferenze e di eventi culturali a getto continuo.
Fontaine Stravinsky – La fontana dedicata al compositore russo e situata nella piazza omonima è una di quelle opere che ispirano sentimenti contrastanti. O la si ama o la si detesta. Era stata concepita da Jean Tinguely e da Niki de Saint Phalle ed è composta da sedici figure nere o multicolori che si muovono con la forza dell’acqua. Era stata installata nel 1983 e in origine si chiamava ‘Le Sacre du Printemps’. Gli automi sono ispirati ai personaggi di quest’opera, e simboleggiano la vita, l’amore e la morte. Ci sono anche un serpente, un elefante e altri animali appartenenti al bestiario del compositore e al centro della vasca spicca l’Uccello di fuoco.
Sulla facciata della casa al numero 12 della vicina rue de Renard, detta Maison de l’Epicerie, c’è la scritta ‘Un pour tous. Tous pour un’, ma i Tre Moschettieri non c’entrano. Sono stati gli architetti Barbaud, Edouard e Bauhin, che ne avevano adottato il motto a farla incidere.
Eglise des Blancs-Manteaux
Rue des Blancs-Manteaux, 12
Metro Hôtel-de-Ville
Nel 1258, nell’attuale rue des Blancs-Manteaux, San Luigi, di ritorno dalla prigionia in Oriente, aveva installato un ordine di frati mendicanti dal mantello bianco. Il loro convento era detto degli Ermites de Saint-Guillaume e i frati erano chiamati Guillemites. C’erano anche una cappella e un giardino. Nel 1785, una parte dell’edificio religioso era stata assorbita dal Monte di Pietà, mentre la cappella era quella che si vede ancora oggi. C’è un pulpito in stile barocco intarsiato d’avorio e ci sono due celebri tele dal titolo L’adorazione dei pastori e la Moltiplicazione dei pani.
Addossata al muro orientale della chiesa c’è la fontana des Guillemites. Ha due colonne doriche sormontate da un frontone triangolare e ornate da una mensola con due punte ai lati, terminanti con un motivo di fogliame.
E a proposito di ordini monastici e di Oriente, in fondo al cortile di quello che era il convento de la Merci, al 45 della vicina rue des Archives, c’è una meridiana del XVII secolo, su cui è raffigurata un’allegoria del tempo. Il personaggio ha la falce in una mano e con un dito dell’altra indica l’ora, per ammonire chi guarda. Il convento de la Merci dipendeva da un ordine monastico che oltre ai voti ordinari si impegnava in quello di liberare i prigionieri cristiani in Oriente.
Al numero 21 della rue des Blancs-Manteaux c’è il Clos des Blancs-Manteaux, un orto-giardino didattico a disposizione dei bambini per apprendere le tecniche di giardinaggio e anche dei residenti per interessarli all’ambiente in cui vivono. C’è anche un laboratorio per gli esperimenti.
Per chi ama il verde, al numero 36 della vicina rue de la Verrerie c’è un mur vegetal, un giardino verticale sulla facciata del grande magazzino BHV Homme.
Al numero 11 di rue des Blancs-Manteaux, inoltre, c’è la Galerie d’Architecture, dove vengono conservati i progetti ideati da personalità come Rem Koolhaas o Renzo Piano, ma anche da giovani architetti nonché usciti da agenzie o da collettivi. Vi si tengono spesso delle mostre
Eglise de Saint-Merri
Rue Saint-Martin, 78
Metro Hôtel-de-Ville
Nel VI secolo, sull’area di questa chiesa sorgeva la piccola cappella di Saint-Pierre-des-Bois, dove era stato inumato il monaco benedettino Médéric o Merri, che aveva compiuto molti miracoli sia da vivo che da morto. Per dargli una sede più degna, è stata successivamente edificata la chiesa attuale, che allora si trovava al centro di un quartiere del vizio.
L’edificio religioso è incastrato in mezzo alle case e si vede svettare solo il vecchio campanile. La facciata, di stile gotico, è decorata da altorilievi di mostri. Le vetrate del coro e del transetto sono quelle originali. Sopra all’altare c’è la gloria scolpita a forma di sole, che simboleggia ‘la luce del mondo’. La chiesa contiene delle opere d’arte notevoli, fra le quali l’affresco di Chasseriau dal titolo la Gloire et la chaire, il quadro di Van Loo Saint Merri délivrant les prisonniers.
Sull’organo su cui hanno suonato Saint-Saens e Dufourcq si tengono concerti di musica classica di grande qualità.
La parrocchia ospita il Centre pastoral Halles-Beaubourg ed è un luogo di incontro multietnico.
Il lardo di Pietro - Al tempo di Filippo Augusto la via che oggi si chiama Pierre-au-Lard si chiamava rue Neuve-Saint-Merri, ma, durante la Rivoluzione, le lettere ‘St.’ sono state grattate via. La via ha poi ripreso la denominazione di Pierre-au-Lard, risalente al XIII secolo. Essa non ha niente a che vedere con il lardo, è invece la deformazione del nome Pierre Oilard. Questi era un ricco signore borghese che nel 1400 abitava in questa zona. All’angolo con via St. Merri si vede ancora il suo nome inciso correttamente.
Tour Saint-Jacques
39, rue de Rivoli
Métro: Châtelet-Les Halles
La torre è tutto ciò che rimane della chiesa Saint-Jacques-de-la-Boucherie fondata nel X secolo, che ospitava molte reliquie del santo. La chiesa era una destinazione di pellegrinaggio e una tappa sul cammino di Santiago di Compostela. Alla Rivoluzione l’edificio è stato venduto come bene nazionale e le sue pietre sono servite per altre costruzioni. La torre si è salvata perché Blaise Pascal vi aveva condotto i suoi esperimenti sulla forza di gravità. Sotto il portico c’è la sua statua. Nel corso dei secoli, la torre ha ospitato di volta in volta una fonderia di piombini per fucili da caccia, un faro e una stazione meteorologica. Sulla sommità, a 40 metri di altezza, ci sono molte statue.
Cloître des Billettes
Rue des Archives, 24
Metro: Hôtel-de-Ville
In origine, il chiostro faceva parte del convento delle Carmelitane, le religiose dell’ordine nato nel 1150 sul monte Carmelo, in Palestina. Il chiostro si trova di fronte alla Square Sainte Croix-de-la-Bretonnerie e risale al 1427. Ha una forma rettangolare, le volte a ogiva ed è il più antico di Parigi, l’unico rimasto del periodo gotico. È addossato alla chiesa ricostruita nel XVIII secolo, che attualmente ospita una parrocchia luterana. Il portico è utilizzato per mostre e concerti.
Thés Mariage Frères
30, Rue du Bourg-Tibourg
Metro Hôtel-de-Ville
Nel XVII secolo, i due fratelli Mariage attraversavano i continenti alla ricerca dei tè migliori.
Nella traversa di rue de Rivoli c’è il loro negozio con il vecchio bancone coloniale. La Maison de thé esiste dal 1854 e in un bel salone sono in esposizione delle bellissime teiere e la scelta di tè dai nomi affascinanti - il Pharaon, l’Elisir d’amour – è infinita.
Nel museo al primo piano è ricostruito il percorso delle foglioline dalle piantagioni alla nostra tavola. C’è anche una collezione di scatole dipinte a mano, ci sono le bilance per pesare il tè, dei filtri e dei colini di ogni forma e materiale e degli eleganti servizi di porcellana.
Au Petit Fer à cheval
30, Rue Vieilles-du-Temple
Metro: Hôtel-de-Ville, St. Paul
Nella vetrina del locale c’è un vecchio cartellone che dice: ‘Serviamo caffè, latte, birra, consumazioni a scelta. C’è il telefono pubblico’. Il nome Fer à cheval deriva dalla forma particolare del bancone di marmo. Il locale era stato aperto agli inizi del ’900. Il bistrotier gira come una trottola dentro allo spazio a semicerchio del bancone, per raccogliere le ordinazioni. Un fondale dipinto con le bottiglie dissimula una sala ristorante, dove si serve da mangiare fino all’una di notte a una ventina di commensali. Le toilette sono microscopiche, danno l’idea di trovarsi in una cabina telefonica.
Fra tesori e cavalli del Sole – All’altezza del numero 26 di rue Vieille-du-Temple c’è rue du Trésor, costeggiata da siepi. Si chiama così perchè qui giaceva davvero un tesoro, venuto alla luce nel 1882, nel corso di lavori di demolizione. Si trattava di un sacco di cuoio pieno di monete d’oro di grande valore, fra cui dei franchi di re Giovanni il Buono e dei franchi di Carlo V. Oggi queste monete sono esposte al museo Carnavalet. Un’altra curiosità della via è che, anziché collegare rue Vieille-du-Temple a rue des Ecouffes com’era nelle intenzioni iniziali, è rimasta un vicolo cieco, in fondo al quale c’è una fontana.
47 Al numero 87 di rue Vieille du Temple c’è un bel bassorilievo del XVIII secolo, opera di Robert Le Lorrain, chiamato ‘Les chevaux du Soleil’. I servitori di Apollo danno da bere ai destrieri stanchi dopo la cavalcata. Il bassorilievo si trova sopra al portone che un tempo dava accesso alle scuderie dell’hôtel de Rohan-Strasbourg.
Rue des Rosiers
Metro: St Paul
Il nome di rue des Rosiers deriva dai roseti di un tempo e compare già nei documenti del 1230. La via costeggiava l’interno del bastione del muro di cinta di Luigi Filippo, i cui resti sopravvivono ancora ai numeri 8, 10 e 14. Rue des Rosiers attraversa il quartiere ebraico più antico di Parigi. Nelle strade si sente parlare yiddish e nelle vetrine si vedono i candelabri a sette bracci. Vi sono alcuni ristoranti kosher. Vi si possono mangiare le palline di farina di ceci fritte nell’olio, dette falafel, accompagnate dal cavolo rosso e dalla crema di humus.
Synagogue rue Pavée - Al numero 10 di rue Pavée, all’angolo con la via precedente, c’è una sinagoga costruita da Hector Guimard. La facciata è sinusoidale, le alte finestre sono delimitate dai pilastri e sopra al portico c’è una grande stella di David in rilievo. La sinagoga era stata finanziata dagli immigrati dell’Europa dell’Est all’inizio del XX secolo. L’edificio si sviluppa in altezza, perché il terreno a disposizione era poco. All’interno c’è un mezzanino su due piani ai lati delle navate. L’architetto ha disegnato anche alcuni elementi dell’interno, fra cui le decorazioni floreali di stucco, i candelieri e i banchi con lo schienale ondulato.
Hotel de Ville e place de Grève
Metro Hotel de Ville
La place de Grève occupava il luogo dell’attuale place de l’Hôtel-de-Ville e aveva una parte che scendeva verso la Senna e una parte in piano. Gli operai disoccupati, quindi in grève, si riunivano qui e fino all’800 essa era animata dal via vai dei battellieri, dei negozianti e dei facchini provenienti dal porto dove si scaricavano il grano e il carbone. Gli abitanti si riunivano qui sia per gli avvenimenti festosi, sia per le esecuzioni dei condannati. La forca lavorava a pieno ritmo e c’era un calderone per bollire vivi i falsari.
A metà ottocento, place de Grève è stata ingrandita da Haussmann, che ha raso al suolo le vie che la circondavano. Nel 1982, in occasione del centenario della ricostruzione dell’edificio del municipio, la piazza è stata rifatta e, per valorizzare meglio la facciata del palazzo, è stata lastricata di granito e pedonalizzata.
Il primo Hôtel-de-Ville era un edificio medioevale di due piani, con le torrette agli angoli. È stato ricostruito nel ’600, ma dato alle fiamme nel 1871 durante la Comune. L’edificio attuale risale alla fine dell’800 e fra le statue della facciata una raffigura lo scrittore Eugène Sue, un’altra il pittore Horace Vernet. All’interno c’è un meraviglioso Salon d’accueil, che insieme alla sala Saint-Jean, ospita spesso delle mostre sui temi più vari.
Fontaines de l’Hôtel de Ville – Sulle pietre al centro della piazza antistante il municipio è raffigurata l’imbarcazione simbolo di Parigi, la nave a vela sull’acqua, arricchita nel 1586 dal motto ‘Fluctuat nec mergitur’, che significa ‘Anche se battuta dai flutti non affonda mai’. Ai lati ci sono due grandi fontane rettangolari, opera dello scultore Lalanne, particolarmente belle di notte, grazie all’illuminazione.
Eglise Saint-Gervais Saint-Protais
Place Saint-Gervais
Metro Hotel-de-Ville
La chiesa dei santi Gervasio e Protasio, posta dietro all’Hôtel-de-Ville, è opera di Métézeau, risale al 1620 e ha una facciata di stile greco-latino. La statua sulla sinistra raffigura san Gervasio, quella sulla destra raffigura san Protasio. Sono sormontate da quelle degli Evangelisti. L’interno è gotico e alcune delle vetrate sono originali. Una delle vetrate moderne raffigura la devastazione dell’edificio causata da un obice nel 1918. Le sculture degli stalli del coro raffigurano dei mestieri medioevali.
Per due secoli i Couperin hanno suonato il grande organo di questa chiesa, che accompagnava anche la preghiera dei vespri. E ancora oggi le donne incinte vengono a raccomandarsi a Notre-Dame de la Bonne-Delivrance. La chiesa è affidata alla Fraternité Monastique di Gerusalemme.
Dietro alla chiesa c’è una via medioevale dove abitava un certo Monsieur Garnier, il cui nome, storpiato, è poi diventato quello attuale di rue Grénier-sur-l’Eau. Vi sorgono due belle case con intelaiatura lignea. Al numero 12 di rue des Barres, dietro all’abside, ci sono due edifici un tempo appartenenti a delle congregazioni religiose. Vicino ad essi il re Louis VI le Gros, era stato ferito da alcuni maiali vagabondi. Da quel giorno, i maiali del monastero dovevano girare con una campanella al collo. Nel cortile del numero 22bis della vicina rue du Pont Louis-Philippe c’è la bella facciata rinascimentale della casa che un tempo apparteneva a Marie Touchet, favorita del re Carlo IX. Le era stato attribuito anche Enrico IV come amante, ma lei diceva che non lo aveva voluto perché puzzava come una carogna data la sua abitudine di mangiare l’aglio.
Aspettami sotto l’olmo - Sul sagrato della chiesa c’è sempre stato un olmo, sotto al quale gli abitanti del quartiere si radunavano per regolare i conti. Da qui era nata l’espressione “Attendez-moi sous l’orme”. Si dice che con la sua scorza, strappata di nascosto nottetempo, si facessero dei decotti per la febbre. Il vecchio albero è stato abbattuto durante la Rivoluzione per farne degli affusti di cannone, ma nel 1912 è stato ripiantato. L’olmo è riprodotto anche sulle decorazioni delle ringhiere di ferro battuto dei balconi fra il numero 2 e il numero 14 di rue Francois-Miron.
Les Compagnons du Devoir
1, Place Saint-Gervais
Metro Hotel-de-Ville
Già nel medioevo il termine compagnon indicava un giovane che non era più apprendista e non era ancora maestro in una corporazione di artigiani, è comparso alla fine dell’XI secolo. L’aspirante acquisiva il titolo dopo aver frequentato per un anno la scuola, aver effettuato un giro del paese perfezionando la sua arte e aver presentato il proprio capolavoro.
Nella sede della confraternita dei Compagnons du Devoir sono conservate le opere più riuscite dei tagliatori di pietra, dei carpentieri, degli ebanisti e di altri lavoratori manuali. Si trova vicino alla chiesa Saint Gervais-Saint Protais e sotto l’insegna ci sono le canne ornate di nastri, con incisi i simboli dell’associazione, utilizzate nel viaggio.
Cathédrale Notre-Dame e crypte archéologique
Parvis de Notre-Dame
Metro Cité, Saint-Michel
La cattedrale di Notre-Dame sorge sull’Ile-de-la-Cité, su quello che era un luogo di culto già al tempo dei romani, dove sorgeva un tempio di Giove. Nel IV e nel VI secolo vi sono state costruite due chiese e, nel 1160, il vescovo Maurice de Sully ha deciso di erigervi una cattedrale degna della città. Il lavoro è stato finanziato da re Luigi VII ed è durato quasi due secoli. Le modifiche e le aggiunte sono state numerose ed è cambiato anche lo stile, passato dal romanico al gotico. Durante la Rivoluzione la cattedrale è stata saccheggiata, le statue che raccontavano la vita dei santi e dei grandi personaggi della Bibbia sono state tirate giù, le vetrate sono state distrutte e sull’altare maggiore è stata messa la fiaccola della libertà. Notre-Dame è stata restituita al culto nel 1802, in condizioni pietose, tanto che, per l’incoronazione di Napoleone I Imperatore, sono stati appesi degli arazzi alle pareti per mascherare i danni.
Il libro di Victor Hugo Notre-Dame-de-Paris ha sensibilizzato l’opinione pubblica e nel 1831 la Camera ha stanziato la somma per il restauro. Purtroppo nel 1871, nel periodo della Comune, l’edificio ha rischiato nuovamente la distruzione per un incendio.
Nel selciato del piazzale è incastrato un medaglione di pietra che indica il punto zero delle strade di Francia. Da esso si misurano le distanze fra Parigi e le altre città. Un pavé colorato segna i profili delle case che circondavano la chiesa nel Medioevo e che hanno dovuto essere abbattute.
La cattedrale contiene diverse statue e raffigurazioni della Vergine, ma Victor Hugo diceva che essa può essere letta anche come un manuale di scienza ermetica e ci sono diversi spunti di riflessione in questo senso a chi ama le curiosità. La statua di Lilith, per esempio, che si trova fra quelle di Adamo ed Eva sopra al portale della Vergine, la complessa serratura del portale di Sant’Anna, le figure astrologiche dentro ai rosoni...
Nel deambulatorio nord, nel periodo dell’avvento, viene allestito il presepio. La sera del 24 dicembre, ci sono i canti della corale e, in un’atmosfera magica di grande emozione, comincia la messa. Sul piazzale antistante c’è un albero di venti metri tutto illuminato. Nel 2006 questo piazzale si chiama anche place Jean-Paul-II.
Cripta - Sotto il sagrato della cattedrale giacciono duemila anni di storia. Le rovine del porto dell’antica Lutèce, i resti delle case romane, delle botteghe, dei bagni pubblici e delle vecchie mura di cinta. Ci sono le fondazioni di una vecchia chiesa medioevale e di un orfanotrofio, c’è il tracciato delle fognature…
Hôtel-Dieu
Parvis-Notre-Dame
Metro Cité
Nel Medioevo, gli Hôtel-Dieu erano dei luoghi creati dai monaci per accogliere gli ammalati e i pellegrini che andavano a Roma o a Santiago. Anche l’edificio accanto a Notre-Dame ha cominciato ad accogliere gli ammalati, per desiderio di San Luigi e si è ingrandito a tal punto da arrivare ad accoglierne circa novemila nel 1700. Nei letti, spesso, i moribondi avevano accanto un morto.Poi, nel 1877, Haussmann lo ha fatto ricostruire come lo si vede ancora oggi.
Il cortile dell’ospedale è un magnifico giardino a terrazza con fiori e piante medicinali circondato da un colonnato, visibile attraverso le vetrate dell’atrio dell’ospedale. Guardandolo, ci si rende conto di come le piante e la medicina siano sempre andate a braccetto, per curare sia il corpo che lo spirito.
Ma non sempre il destino dei ricoverati è stato quello di essere guariti… Alla metà del ‘600, ad esempio, essi sono stati usati come cavie dalla marchesa di Brinvilliers per sperimentare i suoi veleni. Grazie ad essi, la nobildonna ha messo a punto un giusto dosaggio di arsenico, vetriolo e veleno di rospo e con questa miscela ha avvelenato il padre, il marito e due fratelli. La marchesa è stata condannata alla ghigliottina in place de Grève e il giorno dell’esecuzione c’era una folla ad assistere alla sua decapitazione.
Nell’attuale rue d’Arcole sorgeva la piccola chiesa medioevale di Saint-Pierre-aux-Boeufs, così chiamata perché, secondo la tradizione, due buoi portati al mattatoio si erano inginocchiati davanti al Santissimo Sacramento che passava in processione. Era anche conosciuta come la chiesa dei matrimoni segreti. Il suo portale è stato rimontato nella chiesa di Saint-Séverin.
Il marciapiede di lapidi di rue Chanoinesse
Rue Chanoinesse, 26
Métro: Hôtel-de-Ville
Alcune vecchie vie attorno a Notre-Dame sono interessanti da percorrere per le testimonianze che conservano del passato, altre sono legate a delle leggende. In rue des Ursins, in rue Chanoinesse, in rue des Chantres, ad esempio, si possono scoprire delle tracce dell’antico chiostro di Notre-Dame. In una botola tuttora esistente di rue des Marmousets, sul luogo dove oggi si trova l’Hôtel-Dieu, invece, sembra che nel 1387 un barbiere facesse cadere i clienti sgozzati. Nel sottosuolo li attendeva un pasticcere che provvedeva subito a trasformarli in paté. Nel cortile del numero 26 di rue Chanoinesse, poi, il pavimento lastricato è formato da alcune pietre tombali di monache riutilizzate in questo modo. Su alcune di esse si vedono ancora le iscrizioni. Anche le colonne che circondano il cortile sono state recuperate altrove e collocate qui.
Al numero 12 di rue Chanoinesse c’è l’hôtel du Grand Chantre, di stile medioevale, dove ha abitato l’arcidiacono du Bellay. Il palazzo è stato rimaneggiato, ma conserva un grande fascino. È uno dei pochi edifici medioevali sfuggiti alle demolizioni di Haussmann.
Fino al XVIII secolo, in rue Chanoinesse c’erano gli alloggi dei canonici. Quelli con ingresso ai numeri 22 e 24 sono rimasti. Sopra al portone di quest’ultimo c’è la vecchia insegna di una bottega di vini.
Casa medioevale del XX secolo
1 rue des Ursins
Métro: Cité
Nel 1958, l’architetto Fernand Pouillon ha costruito una bella casa di ispirazione ‘medioevale’ su di una via che si trova a un livello inferiore rispetto al lungosenna. Per farla ha utilizzato alcune parti di una vecchia casa preesistente e ne ha aggiunte delle altre, di origine diversa ma dello stesso periodo. Fra queste ultime ci sono le vetrate, le inferriate lavorate, la torre che ospita la tromba delle scale, le due finestre a crociera e la porta di legno massiccio. Ne risulta un insieme molto armonioso e gradevole.
Héloise e Abélard
Quai aux Fleurs, 9
Metro Hotel-de-Ville
Al numero 9 del Quai aux Fleurs c’è una targa marmorea che dice: “Ancienne habitation d’Héloise et d’Abélard, 1118. Rebatie en 1849.” La casa non conserva più alcuna traccia del periodo medioevale, ma sorge sul luogo di quella in cui ha avuto origine la passione dei due amanti. Sul cancello d’ingresso vi sono due medaglioni che li raffigurano. L’amore tra Pietro Abelardo, professore di teologia e logica a Parigi, ed Eloisa, sua allieva, nipote del canonico Fulbert, cappellano di Enrico I, è uno dei più famosi e disgraziati del Medioevo. Abelardo, vittima della vendetta dello zio di lei, che lo ha fatto evirare, si è fatto monaco, Eloisa è tornata nel monastero di Argenteuil, dove era stata educata. Le loro lettere in latino sono raccolte nel famoso epistolario e, in una parte di esse, intitolate Historia calamitatum mearum, (Storia delle mie disgrazie), Abelardo racconta il suo amore sfortunato. Abelardo ha subito anche dei processi per apostasia. E’ morto il 21 aprile del 1142 nell’abbazia di Cluny, in Borgogna. Eloisa è morta ventidue anni dopo, alla stessa età di Abelardo, e il suo corpo è stato deposto nella bara di lui. Nel 1845, le loro spoglie sono state traslate al Père-Lachaise e la loro tomba è una delle più visitate.
Eglise Saint-Louis en l’île
19bis, rue Saint-Louis-en-l’île
Métro: Ponte-Marie, Saint-Paul
Attraverso il ponte Saint-Louis si raggiunge quest’isola da quella vicina. La prima pietra della chiesa era stata posata nel 1664, ma i lavori sono andati per le lunghe e vi si sono alternati gli architetti Le Vau, Le Duc e Doucet. Il campanile dalla guglia svettante ha l’orologio appeso perpendicolarmente a una struttura di ferro, come se fosse un’insegna, per permettere di vedere meglio l’ora, data la strettezza della via. La chiesa era stata spogliata durante la Rivoluzione, ma nell’800 padre Bossuet ha provveduto, a sue spese, a rifornirla nuovamente di statue e di dipinti. Uno dei quadri dal titolo Le souper des pélérins d’Emmaus è attribuito a Francesco Vecellio, fratello di Tiziano. Ci sono molti concerti di musica barocca.
Salon Frédéric Chopin
6, Quai d’Orléans
Métro: Pont Marie
Il bell’edificio di proprietà dell’Accademia polacca delle scienze e delle lettere ospita tre piccoli musei, dall’atmosfera intima e raccolta. Al primo piano c’è quello dedicato a Chopin, il pianista e compositore di padre francese, nato vicino a Varsavia nel 1810 e venuto a Parigi all’età di vent’anni. Ci sono le sue lettere, i suoi ricordi, alcuni ritratti insieme a Georges Sand e il suo pianoforte. Al secondo piano c’è il piccolo museo dedicato al poeta e drammaturgo Adam Mickiewicz, al quale la biblioteca rende omaggio con diversi documenti. Ci sono delle sculture di d’Angers e di Bourdelle. All’ultimo piano dell’edificio, c’è il museo del pittore e scultore contemporaneo Biegas.
Hôtel de Sens - Bibliothèque Forney
1, rue du Figuier
Métro: Pont-Marie
Il vescovado di Parigi è dipeso a lungo dall’arcivescovado di Sens, nell’attuale Borgogna. Per questo i religiosi di Sens avevano bisogno di una residenza nella capitale per i loro soggiorni. Così nel 1519 è stato costruito questo palazzo in stile gotico-rinascimentale, con le torrette agli angoli. Nel 1605 vi ha soggiornato anche la regina Margot, ripudiata da Enrico IV. Poiché la grande e vetusta pianta di fico nella strada antistante ostacolava il passaggio della sua carrozza, la regina l’ha fatta estirpare. Durante la Rivoluzione l’edificio è stato molto danneggiato, ma all’inizio del Novecento l’Amministrazione lo ha acquistato e lo ha fatto restaurare. Nel 1961 esso è diventato la sede della biblioteca Forney, che comprendeva i libri di tecnica, di arti decorative raccolti dall’industriale omonimo, insieme alle sue collezioni. Sul muro della facciata orientale è ancora visibile una palla conficcatasi il 28 luglio del 1830, nei giorni della Rivoluzione.
Il giardino dell’Hôtel de Sens ha un aspetto classico e un tempo ospitava una fontana. Un mattino i giardinieri non l’hanno più vista. Era sprofondata sottoterra, dove si trova ancora oggi.
La coda del diavolo - Al numero 7 di rue de Figuier nel XIII secolo abitava il marchese di Conflans. Un giorno, il cardinale di Luynes gli ha detto che la sua nobile famiglia era così povera che uno dei Conflans era suo gentiluomo caudatario. Il gentiluomo caudatario era colui che reggeva lo strascico delle vesti prelatizie nelle cerimonie. Il marchese, con un arguto gioco di parole, gli ha risposto: “Questo non mi stupisce affatto, Eminenza. È da molto tempo che nella mia famiglia tiriamo il diavolo per la coda.”
L’Hôtel d’Aumont e il suo giardino
Rue de Jouy
Métro: Pont-Marie, St. Paul
Il palazzo risale al 1650 quando il poeta e scrittore satirico Paul Scarron lo ha fatto ricostruire ex novo per farne la sua dimora. Dal 1959 esso è la sede del Tribunale amministrativo di Parigi. Il giardino è stato creato nel 1995 ed è un luogo di conservazione di ortaggi particolari. Ci sono i pomodori a strisce di Crimea, le melanzane bianche, alcune vecchie varietà di barbabietole… Gli ortaggi vengono piantati in modo da essere maturi per la festa dei giardini di settembre e in quell’occasione il luogo è aperto al pubblico.
Square Marie Trintignant – Il piccolo spazio verde che si trova all’altezza del numero 11 di rue de l’Ave Maria, proseguimento della precedente, fino al 2000 si chiamava square de l’Ave Maria. Da allora l’area è dedicata a Marie Trintignant, la figlia dell’attore Jean-Louis, uccisa a calci e pugni dal compagno, il cantante rock Bertrand Cantat. La piazza sembra un piccolo salotto, dove ci si può sedere all’ombra delle querce a leggere o a meditare.
Memorial della Shoah
17, rue Geoffroy-l’Asnier
Métro: Pont-Marie, Saint-Paul
Nel sotterraneo ci sono due gallerie dedicate alla rievocazione della Shoah, dalla salita al potere del nazismo in Germania fino al ritorno a casa dei deportati. Nella cripta c’è anche un plastico del ghetto di Varsavia, che è stato riprodotto da Roman Polanski nel film Il Pianista. Inoltre, sono rievocati alcuni episodi successi in Francia e in Europa, come i provvedimenti antisemiti e la confisca dei beni… Ci sono delle foto e dei film documentari, c’è una divisa da deportati e ci sono alcune stelle di stoffa gialla… All’ingresso c’è il Muro dei Nomi, all’interno c’è il viale dei Giusti, nella sala Auschwitz c’è una mappa con gli itinerari dei convogli dei deportati, con le foto sorridenti di tremila bambini… Infine, sono esposti molti degli strumenti che facevano parte della propaganda antisemita.
Maison Européenne de la Photographie
5-7, rue de Fourcy
Metro Saint-Paul, Pont-Marie
La Casa Europea della Fotografia si trova in un bellissimo palazzo della fine del ‘700, l’hôtel de Henault-de-Cantobre, che varrebbe da solo una visita. La collezione di testimonianze fotografiche ospitata dal museo va dal 1950 a oggi. Ci sono i lavori di quelli che hanno contribuito all’avvento della fotografia contemporanea, che hanno catturato dei momenti importanti in paesi diversi. Ci sono anche dei laboratori di ricerca, una videoteca e una biblioteca di consultazione. Nell’auditorium si organizzano delle mostre e delle conferenze, nel corso delle quali i professionisti rispondono alle domande del pubblico.
Nel cortile antistante l’ingresso c’è il giardino Niwa creato dall’artista giapponese Keijchi Tahara. Non ha alberi, ma solo della ghiaia bianca e nera e del vetro. Questi elementi permettono al sole di creare dei giochi di ombra e di luce, dando vita a un luogo che ha una dimensione spirituale, nel quale la materia degli elementi sposa la spiritualità del vuoto. Il Niwa invita alla tranquillità, alla contemplazione e alla riflessione.
Quando si decide di tornare con i piedi per terra, al numero 6 della vicina rue des Barres, una stradina dal pavé diseguale, c’è il simpatico ristorante L’Ebouillanté – lo Sbollentato - con un bel dehors per la bella stagione… Qui c’era il laboratorio del pittore cosmopolita Dominique Galliard, detto Gali, e ancora oggi il locale conserva uno spirito bohémien. Vi si trovano dei piatti di altri paesi, fra cui una deliziosa brique tunisienne………
Académie de Magie
11, Rue St. Paul
Métro: St. Paul
Il dépliant dice che questo museo è il più insolito dei musei parigini ed è vero. Nelle sue sale dal soffitto a volta sono raccolti molti oggetti prodigiosi, come la sfinge che prevede il futuro e porge le risposte scritte su di un foglio tenuto con due mani emergenti con uno scatto dal suo interno o come gli automi di Robert-Houdin. Ci sono delle macchine misteriose, dei giochi di prestigio e di illusione ottica, degli apparecchi scientifici o pseudo tali, degli oggetti truccati di legno o di metallo, dei quadri ingannevoli a doppio effetto, degli specchi magici nei quali le cose appaiono e scompaiono, delle gabbie che inghiottono le persone, dei sarcofagi dove le stesse vengono tagliate in due senza conseguenze… Fra gli oggetti dai nomi evocativi c’è la valigia delle Indie. Il museo offre anche degli spettacoli di prestidigitazione, con dei giocatori dotati di grande velocità e destrezza. Nel percorso che rivela la storia delle arti magiche attraverso gli accessori i visitatori sono accompagnati da animatori, che commentano via via gli oggetti.
Il muro di cinta di Philippe Auguste
Rue des Jardins Saint-Paul
Metro Saint-Paul
La rue des Jardins Saint-Paul, dove si trova l'omonimo Village, conserva i resti dell'enceinte fatto costruire dal re Filippo Augusto fra il 1190 e il 1213. Davanti all’entrata del liceo Charlemagne c’era la porta Saint-Antoine, che faceva parte di quel muro di cinta. I resti della fortificazione sono lunghi una settantina di metri e, pur avendo perso la merlatura, sono molto ben conservati. Nel muro sono incorporate anche due torri tozze e robuste, a pianta circolare. Quella che si trova all’angolo di rue Charlemagne si chiama Montgomery, come il conte che vi era stato imprigionato per aver ferito a morte il re Enrico II durante un torneo.
Case medioevali
11 e 13, Rue Miron
Metro St. Paul
Le case medioevali di Parigi avevano il piano terra costruito con pietra locale e delle travi su cui poggiava un’intelaiatura lignea detta à colombage per i piani superiori. Gli interstizi erano riempiti di ciottoli ricoperti di gesso. Nel XV secolo le case avevano due o tre piani sporgenti, con un pignone in alto e, spesso, una sola finestra per piano. Fino al 1700 non c’erano grondaie.
Su rue Miron ci sono due belle case del XV secolo, con le travi di legno sulla facciata e il coronamento triangolare in alto. Quella al numero 13 è costruita in aggetto su rue Cloche-Perce ed è uno degli edifici più belli della vecchia Parigi.
Le spezie di Izrael – Al numero 30 di rue François Miron c’è un meraviglioso negozio di spezie detto Izrael, ma soprannominato anche la caverna di Alì Baba per la ricchezza dei prodotti esposti. Sugli scaffali che salgono fino al soffitto ci sono prodotti provenienti dal mondo intero. È un luogo fuori del tempo, dall’atmosfera magica, da non mancare.
Eglise Saint-Paul-Saint-Louis
99, rue Saint-Antoine
Métro: Saint-Paul
La rue Saint-Antoine, dove sorge la chiesa, aveva già l’ampiezza attuale nel medioevo e per questo veniva scelta, oltre che come luogo di passeggiate, per i tornei e per gli ingressi in città dei sovrani. Il 26 agosto del 1660, ad esempio, erano entrati nella capitale Luigi XIV e Maria Teresa e, per l’occasione, le facciate delle case lungo il percorso erano state decorate con drappi e arazzi ed erano rallegrate da vasi di fiori.
La chiesa in stile barocco è stata costuita nel 1641 da tre architetti della Compagnia di Gesù. Ha una grande cupola ma non le navate laterali, per migliorarne l’acustica, dato che i predicatori Bossuet, Bourdeloue e altri venivano spesso a tenere i loro sermoni. C’è un quadro importante di Delacroix, Cristo nel giardino degli ulivi. Nella cappella assiale di sinistra c’è una bella statua cinquecentesca di Germain Pilon che raffigura la Vergine dei dolori, afflitta per la morte del figlio.
Al numero 17 della stessa via c’è la chiesa Sainte-Marie o Temple du Marais, progettata da Mansart e realizzata da Villedo nel 1634. La facciata è barocca, la pianta è circolare, con due cappelle ellittiche. È sormontata da una cupola con un lucernario, sotto alla quale ci sono degli angeli scolpiti.
Place des Vosges e Musée Victor Hugo
6, place de Vosges
Métro: Bastille, Saint Paul
Victor Hugo ha scritto che era stato il colpo di lancia di Montgomery a creare la piazza, che allora si chiamava Royale. Montgomery era il capitano della guardia scozzese di Enrico II che, nel corso di un torneo aveva involontariamente ferito il sovrano, morto dieci giorni dopo. Il nome di Vosges le è stato dato per premiare il dipartimento che nel 1800 era stato il primo a pagare le imposte.
Le facciate delle case sono di mattoni e le finestre sono incorniciate di pietra bianca. In alcuni punti i mattoni sono stati dipinti sopra ai ciottoli.
D’inverno è piacevole passeggiare sotto i portici, al riparo dal brutto tempo, d’estate è piacevole passeggiare all’ombra delle piante, sedersi al tavolino di un bar a bere un caffè o su una delle panchine che cingono il giardino, cullati dal gorgoglio delle fontane. Mentre si lascia scorrere lo sguardo sulle facciate ci si può chiedere quale potrebbe essere l’appartamento in cui Simenon ha collocato il delitto descritto nel libro ‘L’ombra cinese’. Nel giardino c’è una curiosa statua equestre di Luigi XIII.
Dal 1832 al 1848 lo scrittore ha occupato l’appartamento al secondo piano del numero 6, oggi trasformato in museo. Insieme ai mobili, alle sculture, ai dipinti e ai ritratti sono conservate le penne d’oca con cui scriveva i suoi capolavori. I saloni hanno colori e stili diversi, c’è il salone rosso che accoglie la storia sua e della sua famiglia, c’è il salone cinese con dei pannelli e dei piatti di quel paese… La sua camera da letto è ammobiliata con i mobili originali. C’è anche una collezione di bottiglie, di calamai, di orologi e persino di carte telefoniche su cui è riprodotta la figura dello scrittore. Al numero 8 abitavano Théophile Gautier e Alphonse Daudet.
Synagogue des Tournelles – Al numero 21bis della rue des Tournelles c’è una sinagoga costruita nel 1876 da Varcollier. La struttura metallica interna, invece, è opera di Eiffel e i pilastri di ferro sono nascosti dentro ai pilastri di pietra. La struttura è alta quattro piani, con due piani di tribune. La luce filtra attraverso i numerosi rosoni. Gli elementi decorativi interni scolpiti, modanati o dipinti uniti alla ricchezza dell’ordine corinzio delle colonne danno all’insieme una grande eleganza.
Bastille
Place de la Bastille, Square Henri-Gall, Bacino dell’Arsenale
Metro Bastille
La Bastiglia era un grande edificio quadrangolare con dieci torri, la cui costruzione presso la porta di Saint-Antoine era iniziata nel 1356, sotto il regno di Carlo V, con scopi militari. Nel XVII secolo, sotto Richelieu, essa veniva usata come prigione di Stato, dove finivano, con una lettera del re, anche prigionieri illustri, come Fouquet, Voltaire, il cardinale de Rohan e il marchese de Sade.
Il 14 luglio del 1789 è iniziata la sua demolizione. Ottocento operai, capeggiati da Pierre-François Palloy, sostenuti dal popolo, l’avevano presa d’assalto perché la consideravano un simbolo del dispotismo e hanno provveduto a smantellarla. Palloy, da parte sua, ha dimostrato un grande senso degli affari. Ha cominciato a vendere le pietre della fortezza, che sono stati utilizzati per costruire il ponte della Concordia, per rinnovare le facciate delle case e altro. Ne ha anche ricavato degli amuleti commemorativi, su cui ha fatto incidere la frase ‘Apostoli della libertà’.
Oggi, uno dei frammenti della fortezza si trova in square Henri-Gall, all’imbocco del canale Saint-Martin. Un pezzo del vecchio muro del fossato, invece, fa da sostegno al boulevard Bourdon. Anche lungo il marciapiede della linea 5 del metro, in direzione Bobigny, vi sono alcune pietre che facevano parte della controscarpa. Un pavé speciale, posto all’angolo del boulevard Henri-IV con rue Saint-Antoine, permette di seguire i contorni di quello che era il muro di cinta dell’edificio.
L’elefante della Bastiglia – Un progetto del 1812 prevedeva di erigere sull’area di place de la Bastille un’enorme fontana sormontata da un elefante. In una delle gambe avrebbe dovuto esserci una scala a chiocciola per salire fino alla torretta posta sulla schiena dell’animale. Tutt’intorno avrebbero dovuto esserci dei giochi acquatici. Le 170 tonnellate di ferro necessarie alla costruzione dell’elefante dovevano essere ricavate dai cannoni presi ai nemici. Victor Hugo, parlando del modello che era stato preparato e installato, lo aveva definito cupo ed enigmatico. Al suo interno hanno cominciato a trovar rifugio i senzatetto, poi è stato invaso da migliaia di topi, infine è stato rimosso.
Café des Phares – Al numero 7 di place de la Bastille c’è un caffè, ideato dal filosofo Marc Sautet, che vuole essere uno spazio di riflessione sulla vita, sulla società, sul proprio avvenire... Gli incontri avvengono la domenica mattina alle 11 e il tema da discutere è proposto da uno dei partecipanti. Fra gli argomenti trattati in passato ci sono stati il femminismo, il lavoro, la democrazia…
Mont de Piété
55, Rue des Francs-Bourgeois
Metro: Saint-Paul
La prima istituzione che accordava prestiti su pegno era stata aperta a Parigi nel 1617. Questa esiste dal 1784 e si narra che persino il principe di Joinville, figlio di Luigi Filippo, sia venuto a portare il suo orologio per onorare un debito di gioco. Se si smette di pagare l’affitto per ciò che si è lasciato, l’oggetto viene messo all’asta. Oggi, tuttavia, il benessere diffuso ha reso meno acuta l’esigenza di ricorrere a questa risorsa e l’ente ha anche cambiato nome. Adesso si chiama Credit Municipal, ma la sua funzione è la stessa. Nella bacheca di fianco all’ingresso c’è il calendario delle Ventes aux enchères publiques e su entrambi i lati del portone c’è il motto liberté, égalité, fraternité.
Nel cortile del numero 57 della via ci sono le vestigia di una torre della cinta di mura di Filippo Augusto.
Senza tasse perché senza soldi - Nel Medioevo, la parte centrale di via des Francs-Bourgeois era chiamata des Poulies, a causa delle pulegge dei tessitori. Il suo nome attuale, invece, è dovuto a una maison d’aumone - letteralmente ‘casa dell’elemosina’- aperta all’inizio del XVI secolo. Essa ospitava una cinquantina di persone povere, che, per questa loro condizione, erano francs, franchi, cioè liberi da ogni tassa e gabella.
Rue du Pas-de-la-mule
Metro Chemin Vert
É una via secentesca, che inizia all’angolo nord occidentale di place des Vosges e taglia rue de Tournelles. Deriva il proprio nome da un pas-de-mule, un montatoio per montare a cavallo, che vi si trovava. I montatoi consistevano in un blocco di pietra, un ceppo o in una panca di legno.
La casa di pietra al numero 5 è del tempo di Louis Philippe e dalla strada, attraverso le finestre del primo piano, si vede il soffitto originale, con le travi a vista. Essa sorge sul luogo di un celebre cabaret del Seicento, la cui insegna era La Fosse-aux-Lions. L’attuale cortile interno, circondato da edifici del dopoguerra, era un punto di ritrovo di poeti goliardici e di grandi bevitori. Fra di loro c’era Tallemant des Réaux, l’autore degli aneddoti piccanti delle Historiettes.